Cosa ha causato la crisi del mercato dei chip elettronici?
Con l’inizio della pandemia mondiale del Covid-19 gran parte delle aziende produttrici di microchip avevano messo in conto una diminuzione della domanda a causa della crisi economica che già iniziava a coinvolgere i paesi più sviluppati.
Ma questa previsione fu sbagliata e infatti la richiesta di prodotti strettamente legati all’utilizzo di microchip aumento a dismisura. Quest’impennata fu dovuta principalmente al cambio di stile di vita di milioni di persone in tutto il mondo che si ritrovarono chiuse in casa per mesi con il computer o il telefono come unico mezzo d’intrattenimento o di comunicazione con il mondo esterno.
Anche i lavoratori in smart-working da casa costretti a fornirsi di un computer o di uno smartphone di ultima generazione per lavorare al meglio hanno contribuito ad un aumento della domanda. Tutto questo mentre le case produttrici di chip avevano tagliato la produzione per paura di rimanere con i magazzini pieni di merce che nessuno avrebbe ordinato.
Così d’un tratto la richiesta di prodotti che fanno uso di chip aumentò a dismisura, basti pensare che oggi anche un frigorifero o un frullatore o un qualsiasi oggetto elettronico in casa ha bisogno di un chip per funzionare, ma la produzione di questi chip era ferma.
Ad aggravare ancora di più la situazione ci sono le tensioni economiche tra USA e CINA, che in vista di una crisi dei chip hanno privilegiato i mercati nazionali piuttosto che vendere all’estero, paralizzando ancora di più la circolazione di microchip.
Questo buco nella disponibilità di chip fece si che molte grandi aziende di prodotti elettronici decisero di fare grandi ordini per evitare di rimanere senza chip a disposizione e in pochissimo tempo la domanda superò la disponibilità di materie prime per creare microchip, mettendo in ginocchio non solo il settore dell’elettronica di consumo ma anche quello automotive probabilmente per tutto il 2022.